Civiltà o tribalità

213 Visite

Per quanto possa sembrare strano possiamo dire che dalla rivoluzione francese in poi il progresso nel tenore di vita delle popolazioni dell’Occidente (e non solo) è stato misurato dalla maggiore simiglianza del nostro attuale modello scio economico a quello dell’antica Roma. Le strade (spesso sullo stesso tracciato di allora), gli stadi, gli acquedotti, le città con strade ad angolo retto come quelle di Pompei, la lingua compresa dappertutto, la dieta arricchita con cibi provenienti da molto lontano, la moneta accettata ovunque, le fogne, tutto il “progresso” altro non è stato che un progressivo tornare al bel tempo antico.

A ben vedere da molto prima del 800 si anelava a tornare a quella agiatezza; ma tutto è stato reso possibile ed originato dalla acquisizione nelle società occidentali del diritto quale era inteso nella Roma classica, e segnatamente del diritto di proprietà individuale come assoluta, piena ed esclusiva come era concepita nell’antica Roma; acquisizione che comportava l’abolizione del feudalesimo che aveva tenute in condizioni quasi animali le popolazione per mille anni. Questo diritto riconosciuto al singolo individuo poneva e pone la legge al di sopra dei privilegi dei sovrani e feudatari e quindi è stata la base della democrazia e dello stato di diritto. Naturalmente lo stato di diritto comportava la riesumazione delle assemblee rappresentative come il Senato per concretamente rappresentare gli interessi dei cittadini; cosa che effettivamente si realizza dal diciannovesimo secolo in poi in tutto il mondo.
Cioè il massimo che in tutta la storia si sia riuscito a fare è riesumare il modello della civiltà latina.
Tutto ciò comporta che ogni compressione del diritto di proprietà porta le lancette della civiltà un po’ indietro verso il feudalesimo, il dispotismo (o la tribalità che dir si voglia). Molti sono stati i tentativi di assalire questo istituto fondante del diritto e molti altri ve ne saranno con le motivazioni più diverse e tutte inneggianti a sacri principi egualitari o a solidarietà di ogni genere… ma non si sfugge dalla sostanza: più compressa è la proprietà, minore è la democrazia, minore è il benessere, maggiore è la arbitrarietà del politico di turno.

L’esperienza odierna lo dimostra inoppugnabilmente in moltissimi casi: ad esempio pensare di eliminare la moneta fisica è una compressione enorme del diritto di proprietà (privandola del possesso niente meno che della moneta) che conferisce alla banca e al gestore della rete informatica il potere di darti i soldi se e quando vuole. Quali che siano le motivazioni che animano i sostenitori di questa tesi (che speriamo siano delle migliori) il potere che questo conferisce a poche persone è enorme in quanto comprimendo il diritto privato a disporre in modo pieno ed esclusivo della cosa propria espande il potere di colui che lo comprime. È un nuovo feudatario.
Non è credibile che i potenti che orchestrano la nostra politica non sappiano questo e quindi evidentemente così vogliono fare per aumentare il loro potere.
Sempre per mero chiarimento evidenziamo che impedire la trasmissione di un titolo di credito tra privati e la sua dematerializzazione è certamente una forte compressione della titolarità della proprietà che restringe fortemente gli scambi e la ricchezza diffusa.

Un altro tema ancora è la limitazione dell’uso di una proprietà immobiliare sottoponendolo all’adempimento di pratiche burocratiche essenzialmente intese alla percezione di maggiore gettito fiscale o a maggiore controllo limitando e appesantendo così grandemente l’uso del patrimonio immobiliare esistente a tutto danno del livello del benessere collettivo ed individuale di tutti i cittadini.
Si tratta di tre degli innumerevoli attentati alla proprietà privata che sono generati proprio dalla espansione dei poteri neofeudali e quindi della limitazione della libertà e democraticità dello stato che si professa essere di diritto.
Il perenne confronto tra stato democratico e organizzazione piramidale della società ed economia a sua volta esprime il perenne confronto e conflitto tra civiltà e tribalità e rispettive concezioni religiose che completano il bagaglio culturale di entrambe le concezioni.
Come detto in apertura la Storia può essere intesa come un continuo tentativo di tornare ai livelli di civiltà che furono del periodo classico della latinità; contro o fuori da questo tentativo e sforzo verso il meglio c’è solo il fisiologico intralcio dovuto alle componenti sociali ed economiche ancora in via di civilizzazione.

Canio Trione

Promo