L’influenza maligna di Suor Fare’ condannata dalla Cassazione per violenza sessuale

358 Visite

La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze di primo grado e d’appello, condannando l’ex suora Maria Angela Farè a tre anni e mezzo di reclusione per aver abusato sessualmente di Eva Sacconago, la 26enne di Busto Arsizio morta suicida nel 2011. Una vicenda che dopo anni di processi sembra finalmente arrivata a una conclusione.

Una storia giudiziaria che ha inizio dopo la morte della ragazza nel 2011, in seguito al ritrovamento di alcuni diari che la giovane teneva nascosti nella sua stanza. I genitori di Eva, leggendo i diari della figlia avevano scoperto una relazione malata, tra la figlia e Suor Farè, e la conseguenza fu l’immediato allontanamento della suora  dall’oratorio di Sant’Edoardo e inviata in un convento di Catania con la scusa che doveva terminare gli studi di teologia. Suor Faré, però, ritornerà al nord quando ormai Eva è maggiorenne, e la relazione riprende regolarmente poichè Eva non ha mai abbandonato l’oratorio dove ha sempre creduto di trovare pace nella sua anima. Questo dato temporale permette all’accusa di ipotizzare una violenza sessuale continuata, poichè la ragazza era in condizione di inferiorità psichica.

La controversa sudditanza psicologica appare evidente nei diari, Eva è soggiogata dalla suora  lo dicono quegli scritti. Le pagine del diario scorrono e sollevano un velo torbido e ricostruiscono il rapporto morboso tra Eva e suor Mary, così come veniva chiamata in quelle pagine Maria Angela Farè. 

Alla fine delle investigazioni, il quadro è chiaro: incriminazione della suora per violenza e molestie sessuali, violenza privata e stalking.

L’ex suora però è stata condannata in via definitiva solo per l’ultimo degli abusi sessuali commessi, quello avvenuto poco prima del suicidio della giovane.

Nel mese di ottobre del 2018 i giudici avevano accolto la richiesta della procura generale e della parte civile per la perizia psicologica, partendo dai diari e dalle lettere di Eva Sacconago. L’obiettivo era quello di dimostrare che la giovane versava in una situazione di sudditanza psicologica nei confronti di suor Farè, ma le analisi avevano dato parere contrario suscitando l’ira della famiglia. Nelle sedi di giustizia che si sono occupate della vicenda in questi anni si è discusso anche del rapporto mai chiarito fino in fondo tra la giovane e un altro religioso, questa volta un prete, Don Alessandro, a cui Eva inviò un ultimo sms d’addio prima di impiccarsi.

Questa è la triste storia di una giovane donna di nome Eva, fragile e abusata da un’altra donna, che fregiava sul suo petto il “cuore della Madonna”.  Questa è la tremenda e oscura verità.

 

Franco Marella

 

 

Promo