“Andavo a Palazzo Grazioli anche due volte al mese per consegnare pacchi o ritirare buste chiuse. Non so cosa contenessero, credo documenti”. Lo ha detto Rafael Manuel Chavez, ex “autista e fattorino” di Valter Lavitola si è definito, sentito come testimone nel processo in corso a Bari che vede imputato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi per induzione a mentire.
L’accusa per Berlusconi è di aver pagato, tramite Valter Lavitola, ex direttore de l’Avanti, le bugie dette dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini ai pm baresi che indagavano sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio dei Ministri. Chavez è ritenuto colui che materialmente avrebbe consegnato il denaro destinato a Tarantini da Berlusconi a Lavitola.
Rispondendo alle domande della pm Eugenia Pontassuglia, Chavez ha spiegato di aver iniziato a lavorare per Lavitola nel 2006. I fatti oggetto del processo risalgono al 2011. “Mi è capitato di andare diverse volte a Roma a Palazzo Grazioli – ha raccontato – per accompagnare Lavitola, consegnare pacchi, buste chiuse formato A4, tre telefoni e a volte regali”, interfacciandosi sempre con il maggiordomo di Berlusconi Alfredo Pezzotti o con la segretaria dell’allora premier Marinella Brambilla. Da Palazzo Grazioli Chavez avrebbe anche fatto tre ritiri, “sempre buste chiuse” ha detto dinanzi alla giudice del Tribunale di Bari Valentina Tripaldi, il 20 maggio, 23 e 29 giugno del 2011, ribadendo di non sapere cosa contenessero.
La collaborazione tra Chavez e Lavitola si è interrotta nell’agosto 2011 quando l’ex direttore de L’Avanti si è reso irreperibile, latitante in Sud America, fino all’arresto otto mesi dopo. “E’ tutto finito perché Lavitola ad agosto è andato all’estero” ha detto Chavez, che ha raccontato di averlo rivisto anni dopo, nel 2019, “quando Lavitola è uscito dal carcere e ha aperto un ristorante pescheria a Roma e sono andato a collaborare con lui”. A margine dell’udienza, rispondendo alle domande dei giornalisti, Chavez ha detto che quando andava a Palazzo Grazioli gli è “capitato di vedere di sfuggita Berlusconi, ma di non averci mai parlato”.
Sui tragitti in macchina con Lavitola, Chavez ha spiegato di non aver mai parlato molto con lui, “perché era sempre al telefono e non so con chi parlasse, era molto discreto”. Alcune di quelle intercettazioni saranno trascritte e depositate nel processo barese. Oggi in udienza è stato conferito ad un perito l’incarico per la trascrizione di alcune decine di conversazioni risalenti tutte al 2011. La difesa di Berlusconi, gli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Valentina Bolis, ha insistito per la trascrizione di una intercettazione in particolare, tra Lavitola e Berlusconi, nella quale si parlerebbe di Finmeccanica, dei contatti che Berlusconi avrebbe dovuto procurare a Lavitola, ritenuta dai legali “rilevante”, perché “è l’unica nella quale l’ex premier dichiarava la sua totale estraneità ai fatti”.
Si tratta di una intercettazione del 13 luglio 2011 alla quale la Procura aveva già rinunciato, perché avrebbe bisogno di trasmissione alla Camera dei Deputati per l’autorizzazione. La giudice ha rigettato la richiesta della difesa confermando l’esclusione di quella conversazione. Il processo, nel quale la Presidenza del Consiglio è costituita parte civile, proseguirà il 29 aprile con altri due testi dell’accusa: gli ufficiali di pg che hanno fatto le indagini.