Guerra in Ucraina

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Come stiamo vedendo, non sono le autoproclamate Repubbliche Popolari di Doneck e di Lugansk soltanto, bensì l’intera Ucraina, il secondo Stato più esteso d’Europa dopo la Russia europea, ad entrare nelle mire espansionistiche in funzione anti Nato di Vladimir Putin. I disordini nella regione del Donbass, mai placati (nemmeno dopo l’accordo di Minsk II del febbraio 2015 per il cessate il fuoco, proprio perché mai del tutto rispettato da ambo le parti), sono stati solo il pretesto. Mire supportate da un revisionismo storico spicciolo ma che soprattutto nasconde la volontà di spaccare l’Unione europea, i cui “contagiosi” valori democratici e sociali suscitano in Putin comprensibili preoccupazioni relative ad un ulteriore allargamento dell’Alleanza Atlantica ad Est. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, nel 1991 nascono gli Stati indipendenti internazionalmente riconosciuti di: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Estonia, Georgia, Kazakistan, Lettonia, Lituania, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan. Alcune di esse, infatti, sono Nazioni membre dell’Ue e della Nato: Estonia, Lettonia e Lituania; come ne fanno parte la Bulgaria, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Romania, la Slovacchia e l’Ungheria.

  L’Ucraina è rimasta l’ultima Nazione cuscinetto tra i Paesi Nato e la Russia. Inoltre qui si è creata fin da subito un’instabilità politica tra i fautori dell’avvicinamento all’Unione europea e all’Occidente, e quelli più legati alle tradizioni storiche della Russia. La contrapposizione si inasprì con il premierato prima e la presidenza poi di Viktor Yanukovych eletto nel 2010. Sotto il suo premierato e la sua presidenza l’asse politico si spostò decisamente dalla parte della Russia. Questo spostamento si era manifestato in maniera palese quando nel novembre del 2013 Yanukovych rifiutò di firmare l’accordo di associazione e libero scambio con l’Unione europea. Immediatamente in Ucraina ci furono delle grandi manifestazioni di piazza che presero il nome di Euromaidan (Europiazza) e culminarono nella rivoluzione ucraina. Le manifestazioni iniziarono a Kiev nella notte tra il 21 e il 22 novembre e durarono fino al 23 febbraio 2014, quando il presidente Yanukovych fu messo sotto accusa insieme ad altri 50 membri del governo e costretto alla fuga. I manifestanti, oltre ai mancati accordi con l’Ue, lamentavano la corruzione governativa, la brutalità poliziesca e i mancati emendamenti alla Costituzione ucraina. La rivoluzione costò la vita a 780 persone e 1900 furono i feriti.

  Il 16 marzo 2014 in Crimea si svolse un referendum, considerato illegale dalla Corte Costituzionale ucraina, dall’ONU, dall’Ue e dagli USA, nel quale vinse la maggioranza russofona. Due giorni dopo Putin, con un discorso simile a quello dei giorni scorsi nel quale ha riconosciuto le due Repubbliche popolari della regione del Donbass citate sopra, ne sancì l’annessione alla Federazione Russia. Ora sta toccando all’Ucraina, senza alcun rispetto per il diritto di autodeterminazione dei popoli, per il diritto a scegliersi democraticamente la forma di governo e soprattutto per il diritto alla pace e alla vita. Drammatici gli appelli e le richieste di aiuto del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj. L’Occidente, che giustamente non può intervenire militarmente giacché l’Ucraina non fa parte della Nato, dopo aver visto fallire tutti gli sforzi diplomatici per evitare questa invasione russa, annaspa nell’incertezza su quali delle uniche armi disponibili usare: le sanzioni. Economiche? Finanziarie con la sospensione della Russia dal sistema swift? Energetiche? E a chi faranno più male? La Germania ha già bloccato il gasdotto sottomarino Nord Stream 2 i cui 1234 Km congiungono le coste baltiche russe con la Germania orientale. Si minacciano persino sanzioni personali che vorrebbero colpire direttamente i patrimoni degli oligarchi e di Putin e del suo ministro degli Esteri Lavrov. Al momento molte  rimangono soltanto minacce. Staremo a vedere nei prossimi giorni se queste “armi” verranno usate tutte e quale efficacia sortiranno.   

Angelo Lo Verme

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