Una bimba di 17 mesi, sfuggita ai bombardamenti di Kiev con la mamma, mentre il papà è rimasto in Ucraina a combattere, arrivata a piccole tappe in Polonia e poi a Bologna ieri sera con un volo della Guardia di Finanza. E una ragazza di 22 anni, scappata insieme alla sorella 18enne con mezzi propri fino alla Romania e poi giunta sabato sera nel capoluogo emiliano in pullman. Due storie diverse, ma accomunate dalla stessa malattia (il tumore) e dallo stesso approdo.
Le due pazienti oncologiche sono state infatti accolte e ricoverate al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, dove potranno continuare le cure ed eseguire gli interventi chirurgici necessari. Insieme a loro è arrivata, sempre con il volo della Gdf atterrato ieri sera al Marconi da Cracovia, una 16enne scappata a piedi da Zhytomyr con la madre e il fratello: anche lei è malata oncologica, ma è in buone condizioni ed è stata accolta dalla Casa Ageop.
L’intreccio di storie è stato raccontato questa mattina davanti al padiglione di Pediatria del Sant’Orsola proprio dalla direttrice di Ageop, Francesca Testoni, che nei giorni scorsi aveva più volte lanciato appelli e grida d’aiuto per riuscire a portare in Italia i piccoli pazienti oncologici rimasti in Ucraina, intrappolati tra i bombardamenti sulle città e i corridoi umanitari a singhiozzo.
“Queste richieste di aiuto le abbiamo avute dai medici direttamente dalle città bombardate – spiega Testoni – li abbiamo seguiti al telefono in tutto il loro peregrinare, è stato molto complesso seguirli giorno per giorno. Sono persone scappate a piedi o con mezzi propri perché in realtà i corridoi umanitari non ci sono: sulle ambulanze si fa il tiro al bersaglio, i convogli vengono bombardati e le persone non si fidano. Chi ci ha supportato in queste odissee è stata la Caritas polacca, insieme a quella ucraina, che ospitano queste persone fino al confine”.