E adesso? Adesso è presto per dirlo. Di sicuro nelle prossime notti sarà difficile prendere sonno per tutti gli azzurri, ma per Mancio il condottiero ancor di più. Sarà dura anche per il numero 1 del calcio italiano, ma Gabriele Gravina ha un vantaggio rispetto agli altri: parte dalla certezza che andrà avanti, dalla voglia di proteggere un giocattolo che, non si sa neanche come, nè tantomeno dove, ha perso pezzi di un ingranaggio che funzionava alla perfezione e che quando perfetto non era comunque veniva fuori alla grande. Poi il calcio è strano, sa essere crudele, non va vissuto con i se e con i ma e neanche con i rimpianti, però a volte i se e i ma sono inevitabili. I due rigori falliti contro la Svizzera in due partite che gli azzurri meritavano di vincere, la gara del Barbera contro una Macedonia del Nord brava e fortunata nel difendersi, baciata dalla dea bendata al 92°, ma anche dal destro di Trajkovski, uno che a Palermo riusciva a essere indisponente, ma anche entusiasmante con la sua capacità di calciare, qualità che adesso conosce bene anche Gigio Donnarumma.
Questi sono i se e i ma. Non servono a nulla, l’Italia manca dal Mondiale dal 2014 (e fu un fallimento che fece scattare le dimissioni immediate di Abete e Prandelli) e se tutto va bene ci tornerà nel 2026, 12 anni dopo, come una qualsiasi Cenerentola del calcio. Difficle da accettare, ma Mancini e Gravina, nonostante anche loro non riescano a mandare giù il rospo, trovano il rifugio in una verità che non lenisce le sofferenze: “È la legge del calcio”, dicono. “Abbiamo tirato 40 volte – ha esagerato il ct nella conferenza stampa post-partita -, loro due e abbiamo preso il gol al 92°, non so che dire, ma quando si perde è così, anche con la Svizzera meritavamo di vincere le due partite delle qualificazioni. I ragazzi non hanno colpe, sono bravi giocatori e hanno un grande futuro.
Non ha colpe neanche il presidente, io sono l’allenatore e quando le cose non vanno bene il tecnico è il primo responsabile e io sto soffrendo molto per questo. L’Europeo è stata la gioia più grande a livello professionale, siamo riusciti a costruire una grande squadra e a vincere il titolo meritatamente, ma non solo questo, abbiamo vinto partite su partite per due anni e mezzo. Nonostante la grande delusione, i giocatori restano bravissimi, gli voglio più bene oggi che a luglio, ci daranno grandi gioie, ma purtroppo dovranno saltare il Mondiale ed è un grande dispiacere”.
Lo stesso sentimento che prova Gravina. Il presidente della Federcalcio, però, ha molte più certezze rispetto al Mancio, semmai l’unico dubbio è legato proprio al ct, ma non per volontà federale, perché è lo stesso Mancini a chiedere tempo per riflettere. “Mi auguro continui, ha un impegno per un progetto e spero smaltisca le scorie di quest’eliminazione. Ritroveremo le energie”, si sforza di pensare positivo il capo della Figc ed è qui che torna l’argomento di una delle leggi del calcio.
“In questi tre anni e mezzo insieme abbiamo condiviso gioie straordinarie, ora dobbiamo superare questo dolore e questa amarezza. Io raccolgo le energie, ci metto la faccia, l’ho sempre fatto. Al di là del risultato, immeritato e ingiusto per i nostri ragazzi e i nostri tifosi, il progetto va avanti e vado avanti anche io. Capisco che in questi giorni arriveranno le critiche, è il rovescio della medaglia, dopo la gioia e i tanti elogi di questa estate, ora sarà il tempo delle critiche, ma io sono pronto, so che è la legge dello sport”.
Però sia chiaro che “non c’è nessuno spiraglio di sfiducia nel nostro mondo, nel mondo federale, anche in questi giorni ho toccato con mano l’affetto dei tifosi per questa Nazionale, Palermo è stata straordinaria e ci torneremo, io devo continuare a proteggere questa Italia, i ragazzi, il tecnico. Si va avanti, a testa alta. Quest’estate abbiamo fatto la storia, il sentimento e l’entusiasmo che abbiamo visto al Barbera e in questi due giorni non possiamo disperderlo, resta un sentimento fortissimo che dobbiamo custodire, le critiche non potranno scalfire tutto questo”.
Gravina sa che un problema c’è e che bisogna affrontarlo proprio per proteggere la Nazionale, anche a costo di dover battagliare con le altre componenti. “Credo che negli ultimi tre anni la Nazionale abbia trovato il suo spazio, lo ha conquistato, ha regalato momenti di esaltazione, però manca sicuramente il materiale umano, abbiamo dei limiti oggettivi rispetto a tante altre realtà. I tecnici federali hanno una missione pressochè impossibile nel fare selezione, si cerca di valorizzare il più possibile giovani che hanno pochissimo spazio nei loro club”.
“Questo non vuol dire – prosegue Gravina – che il mancato risultato sia colpa delle società, ma c’è sicuramente una carenza di materiale umano, bisognerebbe fare qualcosa per risolvere questo problema, dobbiamo capire il rimedio in tempi rapidi. Ogni volta che c’è una convocazione i ragazzi arrivano con grande entusiasmo, ma c’è molta resistenza dai club, la Nazionale è vista più come un fastidio che come un’opportunità. C’è una progettualità monca, basta vedere le gare dei nostri campionati: i selezionabili sono pochissimi, bisogna riflettere su questo, bisogna capire cosa stia succedendo nel calcio italiano”.
Detto che è lo stesso calcio italiano che meno di un anno fa è diventato campione d’Europa, c’è da ripartire e da non disperdere il lavoro fatto dal Mancio, se sarà lui a riprenderlo o meno si vedrà, ma nonostante il dolore di saltare per la seconda volta consecutiva il Mondiale, il lavoro di Roberto Mancini è storico e non solo per il titolo continentale, appena il secondo di sempre per gli azzurri.
(ITALPRESS).