Privacy e il mondo sommerso degli abusi online?

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Secondo il Report Annuale 2021 “Pedofilia e pedopornografia” dell’associazione Meter – I numeri di un “omicidio psicologico”, il 2021 conferma che il fenomeno della pedopornografia online è mondiale e nessun continente è escluso. È un crimine che non conosce confini geografici, con Internet che continua ad essere terra di nessuno, territorio indefinito e senza limiti, regno della criminalità che agisce senza particolari fastidi. Secondo il Report, molto spesso dai link analizzati risulta che l’estensione – seppur appartenente geograficamente ad una nazione – contiene servizi forniti da server allocati in altre parti del mondo; America ed Europa sono le sedi principali dei server che gestiscono il traffico delle informazioni. Com’è noto è possibile registrare un dominio in uno stato diverso, magari posto in un continente diverso da quello in cui si risiede, e mettere nello spazio web acquistato qualsiasi cosa. È stato osservato che negli ultimi anni il dato delle cartelle denunciate, inviate tramite i servizi di file sharing, è aumentato. Tali servizi, infatti, consentono di inviare in poco tempo cartelle compresse da una parte all’altra del mondo, senza particolari rischi.

“Anche le leggi sulla privacy, attualmente, sembrano assecondare l’azione dei pedofili online – si legge nel Report – Il mondo sommerso degli abusi online è diventato insondabile, i colossi del web si appellano alla tutela della privacy dei loro utenti, principio sacrosanto per tutti, ma deplorevole ostacolo alle indagini delle polizie del mondo che si trovano a combattere una lotta impari, senza le giuste armi di contrasto, poiché codici della privacy, anche europei, impediscono alle autorità di utilizzare strumenti che ledano la riservatezza di chi naviga su Internet. E i cyber-pedofili esultano e ne approfittano…”.

Non dovrebbe esserci nessuna tutela della privacy quando si tratta di attività criminali, a maggior ragione in caso di crimini così orrendi come quelli a danno di bambini. Quotidianamente ci imbattiamo in interpretazioni malevole del principio di tutela della privacy nei contesti più disparati che giustificano un non facere, spauracchio dietro al quale si nasconde la volontà di non rispondere o assenza di trasparenza nell’esclusivo interesse di particolari interessi da difendere. Ma in questo caso ci troviamo innanzi a crimini e nessuna normativa dovrebbe consentire ai colossi del web di negare informazioni per tutelare la privacy dei loro utenti.

“Fin quando non ci saranno delle direttive legislative internazionali e un’azione comune delle forze di polizia contro la pedopornografia online non si riuscirà ad individuare i colpevoli e le piccole vittime – continua il Report – Se qualche indagine viene effettuata, difficilmente si giunge all’epilogo sperato dell’individuazione dei responsabili e all’eventuale condanna. Inoltre, la repressione è resa ancora più complicata, poiché molti Paesi non dispongono di una legislazione che si occupa specificamente di pedopornografia o di reati informatici legati a tale fenomeno”.

Ciro Troiano

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