“Hai un figlio
tra 16 e i 20 anni? È giunta l’ora di fare qualcosa di concreto per la sua
crescita personale“. Inizia così l’inserzione per la ricerca di
personale pubblicata nelle scorse settimane, in vista della prossima
stagione estiva, dal Bounty, il noto ristorante riminese guidato da Giuliano
Lanzetti. Per una volta l’invito non è rivolto direttamente agli aspiranti
candidati, quanto piuttosto ai loro genitori, desiderosi di far muovere
ai figli i primi passi nel mondo del mercato del lavoro. Un’iniziativa, quella
del Bounty, a tratti provocatoria, che si riallaccia alle polemiche delle
ultime settimane sulle ricorrenti difficoltà dei ristoratori nel reclutare
personale. Circa 200 i curriculum inoltrati allo staff del Bounty, che ha
già dato avvio alla fase di selezione. Già sono stati confermati i primi 14
collaboratori che entreranno a far parte dello staff composto da oltre 80
persone.
Lo scopo è quello di
offrire a studenti o neodiplomati un’occasione di lavoro stagionale pensata
appositamente per i ragazzi che si affacciano per la prima volta nel mondo del
lavoro. Un primo impegno per insegnare il giusto approccio e che
consentirà al giovane di relazionarsi con un team dall’esperienza consolidata.
Una risposta anche a chi tende ad associare (in maniera strumentale e
infondata) la dimensione del lavoro stagionale a contesti di sfruttamento. La
proposta del Bounty si basa infatti su impieghi part-time (diurno o serale,
nei limiti previsti dalla contrattualistica di riferimento), con possibilità di
alloggio, retribuzione fissa e garantita, alta possibilità di crescita
personale e professionale e opportunità di formazione costante.
“In Riviera – spiega
Giuliano Lanzetti – le famiglie hanno ancora ben chiaro il valore della gavetta
e vogliono trasmettere questo concetto ai loro figli. Andare a fare la
stagione, qui in Romagna, rappresenta ancora una sorta di svezzamento,
un’esperienza formativa che fa maturare i giovani, un po’ come una volta lo era
la leva militare. Non serve a nulla tenere al sicuro i nostri ragazzi in una
bolla fino a quando non hanno terminato l’università: l’apprendistato serve a
farli crescere e permette loro di comprendere come funziona il mercato del
lavoro e ad attribuire il giusto valore al denaro”.
Quanto alla questione
del reperimento del personale – considerata la spina nel fianco di molti
operatori del settore della ristorazione e del turismo – per Lanzetti “non
è più pensabile che basti uno stipendio a tenere stretto un dipendente di
valore. Sono d’accordo con chi afferma che non si può continuare con politiche
retributive al ribasso. Nella mia attività siamo arrivati a garantire vitto e
alloggio per essere più competitivi, garantendo non solo una buona
retribuzione, ma anche ricercando attivamente talenti su tutto il territorio
nazionale. Occorrono poi formazione continua e anche un sistema di incentivi
progressivi, basato non solo sui numeri, che porti il cameriere a crescere
professionalmente ma anche a vedere ricompensati i propri sforzi. Per le
aziende serie il personale è un valore aggiuntivo, su cui investire, da
formare, e retribuire degnamente. Non dobbiamo dimenticare che i collaboratori
di talento sono come delle mosche bianche: non sono le aziende a sceglierli, ma
loro a scegliere le aziende”.