Istituita nel 2014, per riflettere, a livello mondiale, sullo stato di salute del Mediterraneo e sui pericoli che lo minacciano, l’8 luglio si è celebrata la giornata internazionale del Mediterraneo “un mare da salvare”.
Il Mediterraneo è un mare “chiuso”, su cui si affacciano 15 Paesi Europei sulla costa settentrionale e 13 su quella meridionale, da sempre crocevia di interessi commerciali, politici, sociali e valori ambientali unici al mondo. Nonostante occupi una superficie pari circa al 1% della superficie complessiva dei mari e degli oceani, ospita una varietà di forme viventi che lo eleggono a uno degli “hotspot” della biodiversità.
Il Mare nostrum, una risorsa da tutelare anche attraverso lo studio delle specie marine che lo popolano, è un tesoro di biodiversità che viene minacciato dal turismo selvaggio, dalla speculazione edilizia, dalla pesca enorme e illegale, dall’acidificazione delle acque, dall’inquinamento a causa della plastica e dei contaminanti chimici.
Ad esempio il Golfo di Taranto è popolato da delfini e capodogli la cui presenza è monitorata
dalla Jonian Dolphin Conservation, un’organizzazione no profit, grazie a un bando della Fondazione con il Sud. Senza dubbio la presenza dei cetacei, in queste acque, è una presenza estremamente positiva.
C’è molto da fare per salvare il mare Nostrum che va recuperato attraverso il lavoro e la collaborazione tra soggetti privati e istituzionali.
Antonella Cirese