Un laboratorio eucaristico organizzato dai ragazzi dell’Istituto penale per minorenni “Fornelli” di Bari

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Il periodo quaresimale per i ragazzi dell’Istituto Penale per i Minorenni “Fornelli” di Bari si è trasformato in un “cantiere”, una speciale opportunità e un’occasione preziosissima per rilanciare il cammino della sinodalità.L’anno scorso come segno di partecipazione alla vita della Chiesa diocesana di Bari-Bitonto, i ragazzi hanno voluto offrire le essenze profumate per comporre l’olio del Crisma (cf. https://www.arcidiocesibaribitonto.it/pubblicazioni/articoli-on-line/messa-crismale-le-essenze-per-il-crisma-offerte-dai-ragazzi-del-fornelli-di-bari), e nel tempo di Natale hanno composto la preghiera “A Gesù Bambino”, stampata e donata a tutte le comunità della Diocesi (cf. https://www.arcidiocesibaribitonto.it/pubblicazioni/articoli-on-line/dalle-ferite-nasce-e-rinasce-la-speranza).Quest’anno l’idea di voler realizzare un laboratorio eucaristico dal titolo “Eucarestia, il Pane del Perdono”, dove i ragazzi si sono cimentati in prima linea a realizzare manualmente le ostie per la Pasqua che saranno distribuite il Giovedì Santo al termine della Messa Crismale a tutti i parroci.Un piccolo segno del loro voler essere in comunione con tutti perché tutti siano parte dell’unico corpo che è la Chiesa, una Chiesa in cammino reclusa ma non esclusa.Ostie fatte a mano, poco precise, non perfettamente sferiche, sagomate male ma come esprime un ragazzo: “sono il simbolo della nostra vita preziosa che spesso non è precisa e perfetta ma che a Dio piace lo stesso perché per lui non siamo persi ma unici e irripetibili”.Guardando e riflettendo insieme sul logo scelto, i ragazzi dicono:Il pane spezzato spezza le catene e rimette insieme i legami di amore e di amicizia.Il pane si spezza perché si condivide così come la libertà deve essere condivisa con tutti e deve essere per tutti.Il pane spezzato e donato è il segno dell’amore più forte della morte per questo spezza anche le dure catene che tutti portiamo.Un’ultima riflessione viene fatta sulla parola “dono” che qualcuno dice sia l’anagramma di “nodo”; ciò ancora una volta ad indicare che la finalità del donare e del perdonare è quella di ricostruire i legami recisi e spezzati dall’errore e dal dolore.Un giovane esprime così il suo pensiero su questo “cantiere”: “mi piace questa immagine… qui ci sono i lavori in corso! Anche il tempo che passiamo qui in carcere è un cantiere dove pensare e progettare la nostra vita nel futuro”.Da una chiacchierata con uno dei ragazzi si raccoglie una grande lezione eucaristica: “spero che ogni volta che alzerete quelle ostie durante la consacrazione possiate sentire le nostre mani che ve le hanno preparate, possiate vedere i nostri volti, i nostri cuori. In quel piccolo pezzo di pane ci sono le nostre storie, ci siamo noi e i nostri errori e il nostro cammino di conversione”.Dice così un giovane“Perdonare ci fa sentire voluti bene, amati, ci fa rimettere in piedi e ci fa capire un po’ cosa sia la resurrezione di Gesù. Il perdono è una vera rivoluzione, cambia il modo di vedere la vita”.Questo progetto delle ostie in carcere è una provocazione per risvegliare le coscienze di quanti pensano che dagli “avanzi di galera” non potrà mai uscire nulla di buono! Che questo segno sia la voce della speranza rivolta a tutte le comunità ecclesiali e civili per non dimenticare che anche nelle carceri c’è una umanità viva da valorizzare e recuperare bisognosa di pace e tenerezza affinché tutti diventino pane spezzato.E’ un augurio Pasquale per tutti!

Marica Spadavecchia

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