L’Unione Europea detta “Leggi”, i paesi comunitari accettano passivamente … e i cittadini pagano. Accade anche per le caldaie che dovrebbero essere sottoposte a completa sostituzione per raggiungere il traguardo di dispositivi rinnovabili al 65% a partire già dal 2024.
A stabilirlo sarebbe una direttiva Ue – quella del marzo 2023 – che spingerà i paesi aderenti ad un futuro a lungo termine della climatizzazione concentrato sulle pompe di calore, anche se, nell’immediato, dovrebbe restare possibile ottenere sconti fiscali per le caldaie ibride, quelle che utilizzano anche idrogeno o biometano o comunque abbinabili a pompe di calore. Chi non vorrebbe tutelare il clima del nostro pianeta? Tutti! Il problema è che a dover pagare non saranno gli Stati o l’Ue ma, come al solito, i singoli cittadini:
Da una prima analisi è infatti deducibile che il provvedimento sarà valido praticamente su tutte le caldaie alimentate da combustibili fossili puri – come gas o gasolio – per favorire i nuovi sistemi come quelli solari termici o ibridi, le pompe di calore, stufe a pellet o caldaie alimentate almeno al 50% da idrogeno e biometano. Si tratta di un provvedimento che per i soli cittadini tedeschi verrà a costare ben 9 miliardi di euro l’anno nel breve termine e forse, persino di più. Chi si rifiuterà sarà considerato irregolare e pertanto sarà facile immaginare un adeguamento anche da parte dell’Italia, che potrebbe imporre la direttiva ai suoi cittadini attraverso sanzioni. Dall’estate del 2025, secondo la direttiva Ue sulle “case green” sarà vietato infatti vietato installare nuove caldaie a combustibili fossili (gas, metano, etc.) nei nuovi edifici e negli edifici in ristrutturazione. La direttiva dovrebbe comunque escludere dal divieto le caldaie che possono funzionare con combustibili rinnovabili (ovvero biometano o idrogeno) e gli impianti ibridi (come la pompa di calore o la caldaia a condensazione). Tra il 2025 e il 2026, invece, si attuerà il declassamento delle performance energetiche. Il divieto di vendita in assoluto della caldaie a gas potrebbe invece scattare dal 2029.
Davanti all’ennesima iniziativa green (ma scaricabarile) dei nostri “amici” di Bruxelles, vien da chiedersi se tale manovra possa prevedere incentivi statali: attualmente, nel belpaese le caldaie possono essere sostituite con l’agevolazione del Bonus al 50% per interventi di ristrutturazione semplice. L’importo è pero riconosciuto per nuovi impianti di classe A come agevolazione fiscale pari al 50% delle spese sostenute (per un importo massimo di 30.000 euro). L’auspicio è che il sovranista governo Meloni possa perlomeno rinnovare il bonus. Diversamente, saranno problemi “salati” per tutti i cittadini. Speriamo che il tutto non debba forzatamente concludersi dovendo parafrasare una famosa battuta di Totò: “e io pago” (per ora aggiungendoci un interrogativo).