Andrea Fioravanti su linkiesta, il giornale on line diretto da Christian Rocca scrive un violento attacco ad Alessandro Di Battista, praticamente estromesso dal Movimento Cinque Stelle, titolando: Un mese senza Di Battista? Ecco i tre motivi per cui non manca a nessuno (neanche ai 5 Stelle).
La caduta in disgrazia di chi, come Di Battista, si era dedicato all’attività politica e, dopo l’uscita dal Movimento 5 Stelle ad azioni di comunicazione con la prima connesse, ha motivazioni complesse in una parte di mondo, come quello occidentale, dove il ruolo delle spie e dei generali ha assunto un potere quasi assoluto di gestione della res publica.
Cerchiamo di capire.
Alessandro Di Battista ha dimostrato, in alcuni interventi televisivi o su blog di avere idee molto chiare, apprezzate dagli Italiani che non si riconoscono né nella minoranza che li governa né in quella, ancora minore, che dovrebbe fare (e non fa) opposizione (perché omologata da un filo-atlantismo misteriosamente indotto) sia sulle interferenze statunitensi nell’attività della NATO sia nelle azioni dell’Unione Europea (soprattutto per il legame tra la politica della BCE e quella suggerita dalla lobby finanziaria e bancaria di Wall Street), sia sulle cause ultime e vere della guerra russo-ucraina, sia sul bellicismo acritico dei democratici italiani, sia, infine, sul voltafaccia clamoroso della Meloni sull’europeismo e sull’atlantismo.
Per dipanare la matassa degli intrighi che si sono sviluppati più che contro di lui contro gli interessi veri del Paese, Di Battista, dal suo canto, dovrebbe evitare che il suo sguardo acuto e penetrante si offuschi quando si tratta di analizzare e comprendere fenomeni vicini al Movimento di cui pure ha fatto parte e dal quale è stato praticamente estromesso.
Possibile che non si sia mai accorto che la nascita, il finanziamento iniziale e la mission politica non solo del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo ma anche della piattaforma informatica Rousseau di Gianroberto Casaleggio, avesse forti e stretti legami con l’America di Barack Obama, il più guerrafondaio dei Presidenti nord-americani (insignito del più squalificato dei premi internazionali, il Nobel per la Pace, della servile Svezia), con Antonio Di Pietro, demolitore di Bettino Craxi, del suo partito e della prima repubblica, e più di recente con Christian Rocca, direttore di un quotidiano on line filostatunitense a oltranza?
Possibile che non si sia mai prospettato il quesito se l’intento di chi foraggiava quella forza politica potesse essere quello di preparare una stampella di sostegno al “Deep State” americano, in caso di debàcle del partito democratico?
Possibile che non abbia visto nelle misure “progressiste” che l’America suggerisce dai tempi della Costituente all’Italia non fossero presenti a fini di bontà e di garanzia di diritti umani (da essi vilipesi a Guantanamo e con Assange) ma subdolamente dirette, invece, a impedire quella crescita economica del Paese, vista come il fumo negli occhi dagli estensori del Trattato di pace del secondo dopoguerra mondiale esecrato da Vittorio Emanuele Orlando?
Possibile che non abbia capito che la tassazione con aliquote progressive (ritenuta intoccabile) serve a impedire la flat tax sui redditi alti di cui gli Anglo-americani si sono giovati per riprendersi dalla loro crisi economica?
E che l’ accettazione del traffico umano operato da scafisti e navi ONG da essi foraggiate mira a favorire l’immigrazione in Europa che essi rifiutano nei loro Paesi, elevando muri e deportando gli immigrati in Ruanda?
E che i suggerimenti di redditi di cittadinanza, bonus e sussidi sono diretti a fare aumentare il nostro indebitamento che è la condizione prima della nostra dipendenza e mancanza di autonome strategie?
Quando Di Battista si porrà tali e altre consimili domande, dando loro una risposta adeguata, saprà dove si annidano i suoi nemici che rappresentano le “menti più militarizzate” dell’Occidente.
LUIGI MAZZELLA