La Venere si fa “la permanente”

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Nossignore, non è andata dal parrucchiere. Piuttosto, come certe signore dell’alta società, si è rifatta il look alle spese e alle spalle di un…tipo poco attento, diciamo così.
Ma chi?! La Venere, amici miei, la Venere degli stracci (e di Pistoletto), installazione-simbolo della Napoli stracciona che – con tanta genialità creativa che ospita tra le sue antiche pietre di tufo – va fino a Torino per farsi “fare il pacco” di un opera che ha più di cinquant’anni e si fa pagare per nuova.  

Vabbè, c’abbiamo scherzato! ma solo fino ad un certo punto. Veniamo al dunque, partendo dalle dichiarazioni di giornata del Sindaco Manfredi, rilasciate in risposta all’interrogazione presentata nell’Aula dai consiglieri comunali di Forza Italia che chiedevano l’ignifugazione dell’opera (tralascio il mio commento personale sul colpo di genio dell’opposizione): 
“Ho sentito il maestro Pistoletto che sta rielaborando l’opera ed ha manifestato massima disponibilità nella realizzazione del nuovo intervento e anche rispetto alla possibilità di poter poi lasciare l’opera al Comune così da poterla, nel caso, posizionare anche in uno spazio permanente dopo un periodo di esposizione pubblica in piazza Municipio…”.


Se il primo cittadino vivesse e ascoltasse la città invece di scapparne via e restarne ben lontano, avrebbe certamente percepito quel sotterraneo senso, non di approvazione, per carità, ma di una sorta di inconfessabile gratitudine nascosta verso colui che aveva fatto giustizia fisica di un qualcosa che mentalmente veniva condivisa dai napoletani. Invece, in una sorta di imposizione tutta giacobina, lo juventino che guida Palazzo San Giacomo ha pensato bene (si fa per dire) in primis, di far replicare l’opera con una colletta tra i napoletani, sul modello del capufficio di Fantozzi e Filini che fa reinterpretare agli impiegati a lui sottoposti “La corazzata Potëmkin” come punizione corporale per aver distrutto la preziosa copia del film di sua proprietà. 

In secundis, poi, a completare la vendetta-imposizione verso noi inferiori, l’Agnelli di Ottaviano ha individuato un luogo dove l’opera – di proprietà della Fondazione Pistoletto – resterà a Napoli in modalità “permanente”, in un luogo sacro e ben protetto, a futura memoria.
Ora, in chiusura, restano due domande:
1) Si tratta di un’operazione simpatia verso quella Torino di cui Manfredi si dichiara ammirato per il modello di amministrazione, al netto delle plusvalenze e abusi vari anche della squadra bianconera? 

2) Questa un po’ più seria: come egli stesso ha dichiarato, rispondendo all’ultimo punto dell’interrogazione riguardante le eventuali responsabilità economiche del Comune, l’Opera “…è di proprietà della Fondazione Pistoletto e come richiesto dall’amministrazione la Fondazione ha stipulato una polizza assicurativa per la copertura di furto, incendio e danneggiamento e pertanto alcuna pretesa di risarcimento danni può essere pretesa dal Comune…”.

Ecco, se “La Venere degli stracci” è stata assicurata anche contro l’incendio, qualcuno può spiegarci il senso della raccolta fondi per circa duecentomila euro affidata a L’Altra Napoli Onlus con il patrocinio del Comune di Napoli?
“Sa – avrebbe detto Totò al Vigile Urbano – è una semplice informazione…”. 

Gino Giammarino

 

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