La battaglia dei castori contro i tarli

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La mancanza in Italia di un pensiero libero, non condizionato e fuorviato da credenze e visioni irrazionali o da utopie politiche inverosimili e illusorie fa sì che i problemi del Paese non siano mai affrontati e risolti con lucido raziocinio e ricevano danni dalla prevalenza dell’una o dell’altra tendenza che risulta, in definitiva, distruttiva. Così è difficile dire se il Paese abbia ricevuto e riceva più danni quando nella sempi-eterna lotta tra idealisti tedeschi di destra e di sinistra con declinazioni religiose ruotanti intorno all’accettazione (o, in casi sporadici, alla negazione)  dei monoteismi mediorientali (nel vuoto di altri movimenti religiosi) prevalga l’orientamento clerico-fascista o quello catto-comunista. 

Certo: la guerra voluta con autentica follia dai fascisti di Mussolini ha condotto l’Italia alla distruzione fisica delle sue città, ma la struttura e i (ridicoli) poteri concessi al Paese dagli Alleati con il consenso dei cosiddetti “resistenti” e ”liberatori” di orientamento politico cattolico e socialcomunista (o sedicente liberale, ma nato, come il fascismo e il comunismo,  nell’alveo delle teorie  di Hegel)  lo hanno condotto al marasma in cui oggi si dimena.

In una tale situazione di confusione mentale, gli unici a non demordere e a restare imperterriti nei loro atteggiamenti irrazionali sono i cosiddetti “intellettuali di sinistra”. Del loro ultimo cimento ci racconta Franco Continolo nel  suo intervento sul blog dal titolo: Il tarlo dell’italianità e il compito dei castori chiamati a difendere la nostra Costituzione.

Detto in altre parole, all’intellighentia radical-chic risulta chiaro che  la destra si stia dando da fare per distruggere la nostra Costituzione dalla sinistra ritenuta “la più bella del mondo”,  operando come un tarlo malefico per la decostituzionalizzazione.

Gli intellettuali, avvertendo il pericolo,  devono prontamente arroccarsi nel “fortino costituzionale” come un gruppo di castori per operare in favore degli Italiani, divorando i tarli.

La storia è tanto ben congegnata sul piano immaginifico da poter fare invidia persino al grande Leopardi che con la sua Batracomiomachia aveva descritto, ma in tono solo giocoso per parodiare l’epica eroica,  una battaglia tra topi e rane, quanto balorda per il suo tono drammatico: così distante da quello del poemetto del vate di Recanati.

La domanda è se la nostra Costituzione, nata in un Paese che fu patria del razionalismo solo fino all’invasione pacifica dei monoteisti mediorientali,  sia veramente quel meraviglioso congegno immaginato dai nostri rappresentanti eletti all’Assemblea Costituente o non sia, invece, per i subdoli sotterfugi anche corruttivi dovuti ai vincitori della seconda guerra mondiale il cavallo di Troia abilmente precostituito dagli influenti e potenti vincitori “alleati” per impedirci di violare la clausola del Trattato di pace che ci condannava a un’eterna improduttività economica e a non rinascere mai più come Stato sovrano e indipendente.

Franco Continolo nota che il concetto di indipendenza è assolutamente assente e quello di sovranità molto “pasticciato”.

E ciò,  non solo perché si afferma che la “sovranità appartiene al popolo” secondo una frase “populista” della peggiore specie, ma anche perché se ne parla, nell’articolo 11 Cost.,  non di certo  per affermare la sua essenza ed estensione ma piuttosto la sua limitazione.

Grazie al fatto che non c’è nella nostra Carta fondamentale né l’idea di una nostra sovranità piena che ci consenta di ripudiare – in assoluto – la guerra e ci impone, invece, di doverla  accettare e combattere se lo vuole la NATO o di rifiutare di entrare in un’organizzazione priva di  ogni potere politico sovranazionale, siamo costretti ad assistere alla piaggeria dei nostri governanti e dei loro oppositori  nel prendere sostanzialmente  ordini da Washington sui comportamenti bellici da tenere e di prestare ossequio alle direttive economiche di due funzionari stipendiati che operano per impedire la crescita dei Paesi Europei con assurde misure di austerity, locchi di bilancio, indebitamenti progressivi e via dicendo.

In libri e interventi (soprattutto on line) ho enumerato tutte le “perle” della nostra Costituzione volte a farci restare in una condizione cronica di debolezza economica e di instabilità politica  (“Debole di costituzione” è il titolo di un mio libro edito da Mondadori). A quegli scritti faccio rinvio.

LUIGI MAZZELLA

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