Zanzare ogm in guerra? Un rischio enorme per l’umanità

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Sta facendo molto discutere il contenuto di un video – pubblicato il 28 agosto su TikTok -. che mostra un ufficiale militare intervistato da un’emittente televisiva, che rende noto dell’esistenza di esperimenti in suolo italiano finalizzati alla produzione di zanzare come armi da guerra. In particolare, nelle dichiarazioni si fa riferimento alla Bill and Melinda Gates foundation – fondazione che, ufficialmente si occupa di lotta alla povertà, alle malattie e alla diseguaglianza nel mondo – avrebbe sostenuto il progetto sulle zanzare, finanziandolo con circa 100mila dollari donati all’Istituto superiore di sanità (ISS) e il laboratorio di ecologia e genetica del Polo d’innovazione di Genomica (GGB) di Terni, in Umbria, dove sono effettivamente attualmente in corso studi sulle zanzare geneticamente modificate con lo scopo di controllare la malaria.   

Nel filmato, si menziona anche uno specifico brevetto dell’esercito statunitense – risalente al 2014 – in cui sono stati studiati mezzi militari per rilasciare in aree strategiche zanzare contenenti malattie al fine di liberare virus nella popolazione. Ufficialmente, il Polo GGB sta conducendo alcuni studi sulle zanzare mentre l’ISS ha ricevuto fondi per condurre uno studio su questi insetti dalla Bill and Melinda Gates foundation ed esiste un brevetto statunitense per rilasciare zanzare nell’aria a scopo militare. Tuttavia, le istituzioni ufficiali non confermano un collegamento diretto tra le tre attività e parlano di ricerca finalizzata alla tutela della salute.

Il Polo GGB è coinvolto in progetti di ricerca che prevedono una collaborazione con l’Imperial College di Londra e il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Questi tre distinti enti nel 2021 hanno pubblicato sulla rivista scientifica Nature uno studio intitolato “Suppression of a Field Population of Malaria Mosquito by Sustained Release of Engineered Male Mosquitoes” (in italiano “Soppressione di una popolazione di zanzare della malaria in ambiente naturale mediante il costante rilascio di zanzare maschi trasformate Geneticamente”) si focalizza sull’utilizzo di una tecnologia chiamata gene drive per controllare le popolazioni di zanzare portatrici della malaria, un parassita che causa una malattia che colpisce il sangue e attualmente endemica in molti Paesi tropicali.

Il gene drive, lo ricordiamo, è una tecnologia genetica – cioè una tecnica che permette di modificare il DNA al fine di favorire alcuni geni rispetto ad altri, incapaci di trasmettere la malaria dato che solo le femmine pungono al fine di completare il ciclo riproduttivo. Nello studio condotto sulle zanzare, questa tecnologia viene utilizzata per modificare geneticamente le zanzare del genere Anopheles gambiae, che sono i principali vettori della malaria. Nello specifico, la ricerca pubblicata su Nature sottolinea come il gene drive sia utilizzato dai ricercatori per creare zanzare maschio geneticamente modificate, le quali vengono rilasciate nell’ambiente naturale. Questi maschi portano una modifica genetica che può influenzare la capacità riproduttiva delle zanzare femmine con cui si accoppiano o trasmettere specifici geni progettati per sopprimere la popolazione di zanzare Anopheles gambiae, contribuendo così agli sforzi di controllo della malaria. L’obiettivo ufficiale, dunque sarebbe quello di tentare di ridurre i responsabili vettori di malattie gravi come la malaria mentre nel video si fa riferimento a finalità decisamente meno positive per l’umanità.

Il brevetto di cui si fa menzione nel filmato si riferisce ad un dispositivo progettato per il rilascio aereo di zanzare tossiche tramite l’impiego di un veicolo aereo senza pilota, che può essere controllato a distanza. L’inventore del dispositivo è indicato come «Calvert S. Mill (USA)». Questo brevetto del 2014 ha fatto molto parlare di se sembra sia tenuto piuttosto lontano dai mass media. Ovviamente, come “prassi” vuole, l’autore delle dichiarazioni è stato accusato di essere complottista ma restano dubbi della popolazione sul fatto che queste tecnologia possano “restare” in mani “pacifiche”. A tal proposito, resta da chiedersi: chi garantirà che queste tecnologie non finiscano nelle mani degli eserciti in considerazione dei precedenti casi, tra armi nucleari e agenti patogeni?

NICOLA FERRARA

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