Oggi sta circolando una notizia inquietante: “Si chiama The Filet – Inspired by Salmon e le fattezze sono quelle di un trancio di salmone fresco, ma ciò che i nostri vicini austriaci possono acquistare da qualche giorno sugli scaffali dei supermercati è in realtà un insieme di proteine e funghi filamentosi, assemblati da una stampante alimentare 3D”.
Più che un salmone, questo intruglio stampato da una macchina che usa un ‘toner’ pseudo-commestibile, resta una ‘grossa salma’ della gastronomia ittica. Non è un salmone, con il quale condivide soltanto il falso accrescitivo.
Soprattutto per molti meridionali, pugliesi in particolare, che mangiano i ‘frutti di mare’ da epoche immemori, sapere che esistano taluni che pasticciano delle pietanze artificiali riempiendo un piatto da portata con dei ‘sac à poche’ meccanici, erogatori di un qualcosa che non centra nulla con ‘il pescato’, è un’offesa nella coscienza culinaria e nello spirito.
Quel pinnato, capace di risalire controcorrente i fiumi e i torrenti per chilometri con eroico piglio riproduttivo, meriterebbe maggior rispetto.
Altrettanta considerazione merita la relativa pietanza, quella naturale.
Tanto affronto allo ‘scalatore’ della specie Salmo salar grida ripicca e reclama pari gloria profusa ai Salmi religiosi, con i quali ha in comune una sacralità riconosciuta per il sacrificio di costituire l’alimentazione dei predatori, contribuendo alla nostra sopravvivenza.
Insomma, questa miscela apocrifa, affatto naturale, che percola da quei gocciolatoi meccatronici, non è un pesce, pur millantandone il nome, non ne ha le caratteristiche nutrizionali e organolettiche ma gli somiglia solo di facciata!
Auguriamo ai teutonici in terra d’Austria di gustare ‘tanta prelibatezza’, visto che non hanno la fortuna di avere il mare e, conseguentemente, non aver incarnato la cultura alimentare millenaria di noialtri sul cibo marino al naturale. Si accontentino pure di quegli artefatti sintetici.
Invece il pesce è solo quello fresco, non oltraggiato dalla cottura per i tipi che si prestano a tale consumo.
Il p.crudo, quello ‘ammazzato’ dalla birra canadese, previo un debito abbattimento microbiologico, è un rito per gli intenditori del genere.