L’anno volge al termine. E, ogni fine anno che si rispetti, porta con sé il tempo dei resoconti. Dei bilanci.
Il fatturato. I guadagni. Le promesse fatte a inizio anno. Quelle mantenute. Quelle dimenticate. Le cose fatte e quelle non fatte. E come tralasciare la casa nuova. L’auto. Lo smartphone appena comprato.
Così, sulla lavagna del rapporto di fine anno si crogiola lo sguardo tra la colonna del fare e quella dell’avere. I più attenti noteranno che ne manca una. Quella dell’essere. Quante persone si chiedono a fine anno: “Sono stato felice?”, “Ho vissuto questi giorni allineato con i valori in cui credo? Quante le domande che mettono al centro l’Essere?
È questa una delle domande alle quali cerca di dare risposte l’Osservatorio BenEssere e felicità. Anzi, per meglio dire, l’Osservatorio offre gli strumenti necessari per raccogliere dati e determinare la percezione della felicità e di benessere al lavoro e nella vita in generale.
Nato dall’incontro tra Sandro Formica, Ph.D. della Florida International University, Elga Corricelli ed Elisabetta Dallavalle, già esperte di Welfare aziendale, inclusione, benessere e conciliazione vita-lavoro, l’Osservatorio fornisce i mezzi utili a qualsiasi ente voglia misurare il grado di felicità delle persone che la compongono. Dalle scuole alle aziende. Alle Università. Un barometro che in maniera scientifica misura questa grande realtà intangibile che si chiama felicità. Un questionario di venti domande che tocca temi a partire dai valori e dai bisogni. Sulla percezione della felicità a lavoro e in solitudine. Un campione rappresentativo di circa 1000 persone. Dalla generazione Z ai boomer. Per arrivare all’analisi e alla rappresentazione dei dati
Non è nuova la felicità allo studio con approccio scientifico. Risalgono al ‘900 le prime pubblicazioni accademiche scientifiche riguardanti il BenEssere come valore di un welfare generativo che mira davvero a tirar fuori il meglio da ciascuno e allo stesso tempo a soddisfarne i bisogni. Ed è qui che si innestano gli studi della Scienza del sé. Disciplina universitaria del direttore scientifico dell’Osservatorio, prof. Sandro Formica.
Chiedersi come soddisfare i bisogni delle persone che compongono una comunità, lavorativa o sociale, è alla base del funzionamento della stessa. Per non sentirsi costantemente in stato di sopravvivenza. Ed essere semplicemente… felici.
Lucia Ricchitelli